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Ich habe einen Engel gefunden

L’ultimo weekend mordi e fuggi in Germania è andato e presto scoprirò il gusto che hanno i giorni infrasettimanali. Nel frattempo ho ancora in bocca il gusto di questo appena trascorso, un sapore dolce come la Rüeblitorte che ho ricevuto per il mio compleanno: torta della tradizione svizzera-tedesca, del cantone di Aargau.
Il preparato si ottiene mescolando tuorli d’uova, zucchero, farina, noci e mandorle tritate, carote grattuggiate. Una volta uscita dal forno la si riveste di marmellata di albicocca e granella. La “ciliegina sulla torta”, in barba a quello che uno potrebbe pensare, sono tante piccole carote, di marzapane, colorate grazie ad un bagno nel succo di rabarbaro. Non mi dilungo oltre, vi basti la foto qui di seguito e se volete la ricetta contattatemi.

Accanto alla torta era lì ad accogliermi il Wilkommenspaket. Ne ero già sicuro, ma osservandone il contenuto pare proprio che non ci sarà da annoiarsi: 12 Radtour rund um Köln, Eifel- und Rheinsteig, Winterberg… Pur essendo irrequieto di natura credo che avrò il mio bel da fare per portare a termine tutti gli itinerari suggeriti. Se poi aggiungiamo il libro 111 Kölner Orte die man gesehen haben muss, beh credo proprio che dovrò fermarmi a Colonia un po’ di tempo.

Sabato mattina, il rituale della colazione tedesca, la mia: Kurbiskernbrötchen mit Käse. Un giro per il mio nuovo quartiere: Ehrenfeld a fare la spesa: ein Kilo weiße Spargel, bitte da gustarsi con la sauce hollandaise.
L’Olanda non è lontana e se non si sta attenti eccotela lì sul tavolo nelle sembianze di una crema ottenuta mescolando turoli d’uovo e burro sciolto.
I tedeschi si fanno beffe del colesterolo e Katja mi rassicura dicendo che non è quello che si mangia che fa male, il colesterolo cattivo è congenito. Ricordo di aver letto anch’io il risultato di una ricerca che giungeva a questa conclusione. Rincuorato afferro un asparago e lo affogo nella salsa. Sta per esalare l’ultimo respiro. Mosso a compassione lo tiro fuori e gli concedo una morte più dolce. Finisce i suoi giorni nella mia bocca, tenero e saporito, consapevole di non essere morto invano.

Quando si è in Germania è bene sapere che vi sono cose alle quali occorre rassegnarsi. Si tratta di vere e proprie leggi fondamentali che sono alla base dell’Universo, tedesco s’intende.  Una di queste afferma che il numero di uova che mangerai supererà sempre la tua più rosea immaginazione. Inutile combatterla, chi sarebbe così stupido da voler ribellarsi alla forza gravitazionale? Un tedesco avrà sempre un buon motivo per covincerti che è proprio il momento giusto per mangiarsi un uovo. A volte lo fa alla luce del sole: ti offre un uovo alla cocque zum Früstück e se provi a ribellarti dicendo che l’hai già mangiato ieri ti risponde candidamente aber heute ist Ostern!
Non sempre il gioco avviene a carte scoperte e quando meno te lo aspetti ecco le uova che si travestono da Kuchen e sauce hollandaise! Ti propongono addirittura di aggiungere un uovo all’impasto per la pasta in casa. A nulla valgono argomenti razionali, hanno ragione loro, d’altronde la pasta all’uovo esiste. Più facile uscirne vincitori quando ti chiedono di aggiungerlo alla pasta per la pizza. Per il momento l’unica cosa certa sul mio futuro è che non diventerò vegano.

Questo weekend ho anche sperimentato l’emozione di girare in bicicletta per la mia nuova città. Non so ancora quale sarà la futura compagna del mio girovagare. Ammetto di essermi innamorato di un bellissimo esemplare dagli occhi azzurri. Faceva bella mostra di sè da B.O.C., un intero supermercato dedicato alle due ruote. Chiedeva solo di essere presa per fare un giro sulla ciclabile interna, muovere i primi passi insieme, imparare a conoscersi. Ho tentennato, forse tornerò, devo ponderare. Spero che mi possa capire. D’altronde io il mio colpo di fulmine l’ho già avuto.
Questo weekend mi sono dovuto accontentare della bici di Katja, ed ho dovuto dismettere i panni da Radler per indossare quelli di macchinista, Lokführer. Nonostante la pesantezza del mezzo è stato facile muoversi sulle ciclabili che attraversano in lungo e in largo la città. Quella sensazione di lotta e sfida che mi accompagna nel mio muovermi per le strade di Torino è svanita. Al suo posto lo stupore nel scoprire che ogni ciclabile, una per ogni lato della careggiata, ha un suo verso di percorrenza. A ricordarmelo una signora caduta di fronte a me investita dalla classica portiera aperta maldestramente dal bradipo di turno. Es tut mir leid.

Natur Tour 01, un percorso di 20 km per scoprire che Köln è circondata dai boschi. Se a Vienna è facile incrociare uno scoiattolo in un parco cittadino, qui ad essere di casa sono le lepri. Non c’è da stupirsi: è il weekend di Pasqua e gli Osterhase hanno il loro bel da fare.

In ogni caso pare proprio che la natura non mi mancherà. Per i più esigenti è lì a fare bella mostra di sè il Rheinsteig. Siamo andati a conoscerlo. Ci siamo presentati. Abbiamo chiesto permesso e siamo entrati.
Una bellissima passeggiata sulle colline che si ergono sulla destra orografica del Reno. Tappa numero 1, percorsa contromano. Perchè siamo persone a cui piace andare controcorrente. Un percorso di 20 km da Königswinter a Bonn. Vigneti dove vengono coltivati il Grauburgunder ed il Riesling. Castelli che si susseguono uno dopo l’altro. Di alcuni solo rovine, come quelle che si ergono sulla collina di Drachenfels, altri fanno bella mostra di sè come lo Schloss Drachenburg, qui sotto.

Il sentiero sale e scende lungo le Siebengebirge: un insieme di colline di origine vulcanica formatesi tra 28 e 15 milioni di anni fa. Sarà il caldo ma raggiungere Petersberg non è stata proprio una passeggiata. La ricompensa è una splendida veduta sulla valle del Reno ed il contrasto tra noi arrivati lassù a piedi, con nello zaino un pezzo di pizza ed uno di torta entrambi fatti in casa, e la borghesia tedesca che, alla fine di un lauto pasto consumato al Grand Hotel, si sta gustando coppe colme di gelato alla crema ricoperte da bancali di frutta. D’altronde si sa che servono molte calorie per guidare la propria BMW lungo le strade tortuose della collina e poter così fare ritorno alla propria dimora.

Noi invece proseguiamo fino a Kloster Heisterbach dove ci attende una bellissima rovina di un’abbazia cistercense. Dopo la secolarizzazione avvenuta nel 1803, il monastero fu messo in vendita il 18 ottobre 1804 e comprato nel 1809 da un imprenditore francese. Fu quindi demolito e le sue pietre furono utilizzate per la costruzione del Grand Canal du Nord tra Venlo e Neuss. Quel che resta dell’edificio, non molto a dire il vero, è stato acquistato da un consorzio di Colonia.

L’intenzione sarebbe stata quella di portare a compimento la tappa e raggiungere Bonn. Ma si sa che siamo persone imprevedibili. D’altronde già prima di iniziare il cammino avevamo avanzato tre diverse ipotesi sul tracciato da seguire scegliendo infine un itinerario fino a quel momento neppure contemplato. E allora adducendo come scusa la stanchezza imbocchiamo la prima uscita di questra autostrada  tra i boschi e rotoliamo giù verso Oberkassel. Uno sguardo veloce alle Fachwerkhäuser del paesino

e via a prendere il treno nach Köln.

E’ stato un weekend davvero denso con tanto di serata conclusiva al cinema, il mio primo in Germania, a vedere Almanya – Wilkommen in Deutschland. Film davvero carino che racconta la storia di una famiglia di turchi immigrati in Germania. Non sono turco ma il tema mi tocca da vicino. Peccato che il film non verrà distribuito in Italia. La sceneggiatura è stata studiata in modo da avere come cassa di risonanza naturale un Paese che, in ogni caso, non è il mio. Eppure il tema dell’immigrazione è di portata generale, non sono stati solo i turchi a costruire questo Paese, anche molti miei connazionali hanno fatto la loro parte. La mia?
Bellissima la frase finale di Max Frisch: Wir riefen Gastarbeiter, und es kamen Menschen , vale a dire: “chiamavamo lavoratori stranieri, ed arrivavano uomini”. Questi uomini fanno ormai parte del tessuto sociale tedesco. L’idea iniziale che potessero venire per un breve periodo per poi tornare ai loro paesi d’origine si è rivelata limitata, quanto la mente di chi l’ha concepita.
C’è una moltitudine in movimento. Una tavolozza di colori, in cui intingere il pennello per ottenerne di nuovi e disegnare un mondo con dei colori mai visti prima.
Quand’è che anche l’Italia lo capirà? Spero presto. Nel frattempo eccomi a dare il mio contributo.